5 de març del 2011

L'ultima berlusconata

L'ultimo fine settimana di febbraio ci ha raggiunto anche l'ultima -solo al momento- berlusconata. Forse no dovrei sprecare il mio tempo e le mie energie scrivendo su un uomo che, secondo me, ha perso l'uso della ragione, ma lo farò. E lo farò perché voglio che tutti conoscano le assurdità che questo signore dice e mentre nessuno, in Italia, fa nulla. Nessuno si arrabbia davanti dichiarazioni pubbliche ofensive e dittatoriali, la indiferenza fra il popolo è totale e assoluta, non succede niente nonostante il presidente di una delle potenze mondiali organizzi delle feste cosidette bunga bunga nella sua residenza privata assieme a minorenni, o che mostri in un modo aperto un'omofobia pericolosa.
L'elenco delle cose che fa, dice o commenta Silvio Berlusconi non ha fine. Guardate il video che segue, ad esempio, e ve ne potrete fare un'idea:
http://tv.repubblica.it/copertina/silvio-show-attacca-i-comunisti-e-blandisce-i-cattolici/62934?video
Siccome voglio essere breve, chiaro e diretto, ecco qua la mia opinione sui quattri punti fondamentali sui quali insiste la registrazione:
a) La critica ai comunisti mi sembra fuori luogo e impropria da parte del massimo rappresentante di un Paese e mostra la mancanza di rispetto per le parti politiche diverse da quella che lui rappresenta. C'è bisogno che cambi nome al partito politico che dirige e che dovrebbe chiamarsi Il popolo della non libertà.
b) Il Cavaliere, invece di proteggere la pubblica istruzione in qualità di autorità governativa dell'Italia, incita la cittadinanza a portare i figli a scuole private e dice che nei centri pubblici «ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono l'incontrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli.» Questa affermazione mi sembra molto grave ed è il riflesso della politica di privatizzazione della pubblica istruzione che porta avanti da quando lui, e nessun'altro, governa il Paese.
c) Il discorso della famiglia come nucleo fondamentale della nostra società composta da un uomo e una donna è di un cinismo, di una ipocrisia e di un radicalismo religioso caratteristico della gerarchia ecclesiastica, ancorata al passato, e inappropriato in bocca al presidente di un Paese europeo che si vanta di moderno e avanzato. A mio avviso, è ovvio che ha detto questo perché il rapporto con la Conferenza Episcopale Italiana non è ottimo da quando si è conosciuto il caso Ruby e, soprattutto, da quando è stato incolpato di abuso di potere e di incitare la prostituzione di minore, imputazioni per cui dovrà sedersi sulla panca degli accusati il prossimo 6 aprile a Milano. Senza dubbio, una doppia morale che sorpassa i limiti della dignità.
d) «Finchè noi governeremo questo paese, le unioni omossesuali non verranno mai equiparate alla famiglia tradizionale, finchè noi governeremo questo paese non saranno mai possibili le addizioni per i singoli e per le coppie gay.» Ecco come Berlusconi costringe l'Italia al ritardo più assoluto e lo colloca fra i Paesi più omofobi del mondo. Tristissimo, sì, ma ancora più tristezza mi producono gli applausi e le ovazioni che continuo a sentire di fondo.
In qualunque modo lo si guardi, non riesco a capire le parole di questo cavaliere. Gli atti dicono che la maniera di governare consiste nel riempirsi le tasche, lui e i suoi amici, e fare pagare alla cittadinanza, ogni volta, tasse sempre maggiori. E, intanto, il Paese è in ginocchio davanti gli occhi impassibili delle italiane e degli italiani che, solo con molto sforzo, riescono ad arrivare a fine mese. La gente non si rende conto che la qualità di vita in Italia diminuisce ogni giorno e che la politica corrotta e personalistica del premier danneggia lo stato sociale. È per questo che non ho avuto dubbi e ho firmato per chiedere le dimissioni di Berlusconi.
Non sono italiano, ma mi vergongno delle condizioni del Paese in cui abito da cinque mesi. Vergogna altrui, ma vergogna. La stessa che mi produce che il suddetto, tempo indietro, baciasse l'anello di Muamar Ghedafi e si riunisse spesso con il sanguinario leader libico. Vergogna che un amico, profondamente costernato, mi abbia scritto un'e-mail che finisce con le toccanti parole che seguono: «ti prego Òscar, se puoi, tienici un posticino nel tuo cuore per noi, io e Franco, quando tornerai in Spagna.» Vergogna, in definitiva, che centocinquanta anni dopo l'unità dell'Italia la vedo e, soprattutto, la sento più divisa che mai.
Il popolo italiano è anestetizzato. E tutti sappiamo cosa succede quando, in un'operazione, ci devono anestetizzare: che possiamo svegliarci del sedativo oppure no. Magari sbagliassi, ma l'Italia ha bisogno, in un modo urgente, di un antidoto contro questo male se vuole continuare ad essere la grande nazione che, almeno dal punto di vista artistico, è stata fino adesso. Speriamo bene!

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